Stiamo assistendo oramai da circa un ventennio ad un cambiamento radicale della nostra società. Il mercato del lavoro ha subito e sta subendo un forte mutamento trascinando con sé la trasformazione della comunità in cui è immerso: dal duemila (circa) ad oggi, ventidue anni di progresso e/o sviluppo. Abbiamo rincorso un progresso o semplicemente uno sviluppo? Come già anticipava Pier Paolo Pasolini sul finire degli anni settanta, lo sviluppo è mosso da un interesse economico alimentato dalla rete industriale supportato dalla tecnologia, mentre il progresso lo possiamo ricondurre ad un miglioramento delle condizioni della vita, come ad esempio quella degli operai e dei contadini come avrebbe raccontato Pasolini. Il cambiamento a cui stiamo partecipando attivamente è legato principalmente al valore umano, ai valori personali e al valore lavorativo. Abbiamo visto nel corso degli anni nascere la hustle culture dove il valore personale appartenente ad una persona è legato principalmente alla sua produttività lavorativa. La Hustle culture cosa è? La traduzione letteraria può essere intesa come stacanovismo: vivere per lavorare. La società contemporanea ha creato l’idea secondo cui bisogna dedicare più tempo possibile al lavoro, associando irrimediabilmente i propri valori personali al successo. La nostra mentalità deve dedicare più ore possibili al lavoro e/o alla propria azienda, cercando di raggiungere obiettivi che con il tempo diventano sempre più impegnativi. Hustle culture in poche parole significa che più lavori e più sarai celebrato socialmente, dove il lavoro deve essere inteso come il fulcro dei propri giorni. Personalmente mi capita spesso che a seguito di una presentazione, l’interlocutore si informi sulla mia occupazione, ponendomi qualche domanda informativa sul mio lavoro. Sono sicura che anche a voi lettori tra le prime domande poste da persone estranee ci sia quella domanda (anche un poco odiosa) “cosa fai di bello nella vita? “che inequivocabilmente significa che lavoro svolgi che ti devo identificare! Molto spesso si assiste a questo scambio tra sessi opposti al fine di rilevare appunto la posizione sociale. Questa cultura valoriale è rafforzata dal mito del “lavoro dei sogni”, quando da piccoli ci chiedevano per esempio cosa volessimo diventare da grande e ogni bambino munito dei propri sogni esordiva con le varie professioni mitologiche. Un approccio culturale inculcato, con l’identificazione personale tramite il proprio mestiere, accompagnato da una buona valorizzazione dell’aspetto sacrificale. Da bambino, sapere che professionista vogliamo divenire può essere un aspetto anche gratificante. È importante mantenere il rispetto dei limiti lavorativi e umani che il lavoro può comportare, svincolandosi anche dal concetto di iper-connessione. La tecnologia di messaggistica h 24 ha favorito l’abbattimento della privacy.
La vita quotidiana è il lavoro, quindi ciò che comporta è che prendersi una pausa può essere travisato come una debolezza o pigrizia, chiedendo all’essere umano come lavoratore la prontezza di superare nuovi compiti a discapito della salute mentale. Se la Hustle culture induce a sentirsi in colpa quando si stacca da lavoro, è necessario invece ricordarsi che il riposo, la noia, l’ozio sono antidoti naturali per la nostra ripresa e per la nostra cura di sé. Bisogna prendersi sempre il tempo di pensare a ciò che ci far sentir bene. Vuoi vivere per lavorare o lavorare per vivere?
Il valore personale in tutte queste dinamiche che ruolo ricopre?
Oscar Wild scriveva:” Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla”.
Quando ci identifichiamo in una professione come per esempio l’avvocato, l’avvocato lo siamo o lo facciamo come ruolo? I valori personali devono trascendere dai ruoli ricoperti professionalmente, il ruolo lavorativo dovrebbe essere svolto con il valore umano e il valore personale in riferimento alle nostre virtù interiori, qualcosa che noi e solo noi riconosciamo e valorizziamo senza delega e riconoscimento esterno. L’identificazione personale con il proprio valore lavorativo crea una perdita dell’identificazione della propria persona, è imprescindibile quindi riflettere che persona vogliamo essere piuttosto di cosa vogliamo fare. Il vero valore è lo sguardo su noi stessi, non deve essere delegato ad altre persone, anche se necessita di un processo personale complesso ed impegnativo, perché comporta lo sviluppo di un amor proprio personale annesso alla nostra autostima. Io come life coach aiuto le persone a conoscere sé stessi, credere in sé stessi e nei propri valori personali.
Coss’ è il valore umano?
Con il concetto di valore umano si riconosce l’unione delle virtù che una persona possiede e che determinano il comportamento e l’interazione con altri individui e nello spazio, comprendendo tutte quelle azioni che sono considerate corrette, quindi correlate ai valori morali.
Cosa rende una persona di valore?
“Non cercare di diventare un uomo di successo, cerca piuttosto di diventare un uomo di valore! (Albert Einstein)
Con il valore personale si identificano i principi, le virtù o le qualità che caratterizzano una persona. Principi che nella maggior parte dei casi sono considerati positivi o di vitale importanza. I valori personali in senso generale sono indiscutibilmente valori morali, interni al nostro corpo che caratterizzano e guidano le nostre azioni, come ad esempio amore, compassione, giustizia, perdono (cit. Dalai lama), famiglia, onestà, rispetto, correttezza, amicizia e altro.
Il punto di vista valoriale è strettamente personale e, il rispetto di questi principi con azioni e gesti, rendono una persona di valore.
Il valore personale può considerarsi come una matrice personale appreso dall’educazione famigliare che si matura e si sviluppa con le proprie esperienze.
Impariamo a chiedere ai nostri figli che persone voglio essere piuttosto che lavoro fare da grandi.
Leave a reply